The truth of steps isn’t always noisy. It moves along quite spaces of distance, to appear all of a sudden, in shape of messages.
Along the Walk, many people are used to leave each other personal messagges. Sometimes you can be witness of people’s messages, if you’re able to observe what’s being around you.
Messages in bottles, songs in shells, paintings inside caves. All details to be still together, in the distance.
En el Camino la verdad de los pasos non hace siempre ruìdo. Parece moverse tambièn en los espacios silenciosos de la distancia, presentandose por forma de mensaje.
Lungo il Cammino capita di lasciarsi messaggi personali (da raccogliere a distanza di giorni), o di essere testimoni di messaggi altrui, a saper osservare certe cose. Messaggi nella bottiglia, canti nella conchiglia, disegni nella grotta: tutti dettagli per essere insieme ancora, nella distanza.
Un amico conosciuto sul Cammino, e scivolato qualche tappa più avanti di me, mi fa sapere al telefono che
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while walking it’s important to delete weight. Not so important before.
Caminando es importante dejar peso. No asì importante antes.
Questo l’ho capito in mezzo ai boschi del Monte Oca, che da Belorado salgono in cielo e poi giù a strapiombo fino a San Juan de Ortega.
Mentre sento il tendine achilleo come un filo rovente che si sta per spezzare e l’acqua della borraccia sciabordare nella mia testa, in una risacca infinita – chiaro segno che sto trasnumanando – incrocio un giovane coreano. Anche lui sta tornando a piedi da Santiago. Cammina volando sull’asfalto, danzando con le anche, slanciando la testa verso il cielo. Io sono piegato sulle mie racchette come un paralitico, il passo ormai completamente asimmetrico. Mi plana di fianco come una rondine in livrea, per non privarmi del solito “buen camino!” Ma vaff!…ma mettiti nei miei sandali, fratello.
Poi però ho pensato ci fosse qualche ragione nel suo essere così evanescente e – diciamolo – non troppo empatico.
Non bisogna
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Per le cose semplici, meglio usare una lingua che non sia la tua
http://www.youtube.com/watch?v=NxJVksjAKAE
Prima o poi vorrei scrivere una canzone su questa nuova epoca, che sembra piú credibile vestita di stracci che di chiffon.
L’Etá del Pellegrino non ha etá anagrafiche ma è certamente adesso. Si puó fare il Cammino per mille motivi. Negli ultimi giorni, uno di questi mi é caduto in testa come un masso, ma spinto da una forza serena, se non proprio lieta. Si chiama Lavoro. Alcuni di questi pellegrini non ce l’hanno piú: tolto da sotto i piedi, tanto per rimanere in tema. Dubito si mettano a fare centinaia di chilometri di buon passo per chiedere al santo se può mettere una buona parola. Forse si muovono per consumare un tempo aurorale, lo spazio e il tempo di un nuovo inizio.
Il Cammino è un percorso di senso, per chiunque. I pellegrini del Lavoro si muovono per fermarsi in quel corridoio di specchi, che ci fa considerare noi stessi come possibilità. Le persone sono le risorse.
In un certo senso, é cosí che re-impariamo a camminare, a tutti i livelli. Essere pellegrini é anche essere
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Tutte le utopie hanno sempre un costo terribilmente reale. Penso a Woody Allen che sogna Freud e gli dice “rivoglio indietro i miei soldi”. Cosí, in certi momenti, mi scopro a dire “rivoglio indietro il mio Cammino”. Eppure, sono ancora felice di aver dato vita a questa piccola utopia del Desiderio: essere trasparente e leggere negli occhi degli altri che cosa li spinga qui.
Caminar sobre un hilo, dejarse caer y trairse atrás. Eso es lo que tengo que hacer en este camino. Como si fuera posible pilotar los sueños.
Senza rischiare di cadere, ti puoi perdere a guardare che razza di luci e orizzonti ci siano qui, e allora sí che rischi l’incontinenza emotiva, in una specie di spargimento del meglio di te su tutto ció che di bello appare alla tua portata. Ancora non ho capito se questo succede perché questi posti sono davvero unici, se ci sia di mezzo la potenza millenaria della Storia, o se tutto questo non sia il risultato di un sogno in fondo semplice: prendi un uomo o una donna (o
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Inedito. Half new, half not. Just finished along the trail.
http://www.fromorlandotosantiago.com/2012/07/16/telefono-casa/
Recorrer distancias invisibles, recorrer distancias gigantes.
Los solos capaces son los pies.
Incontro Marina sulla strada per Zubiri, Larrasoaña. Sta venendo in direzione opposta alla mia. Sta tornando indietro da Santiago, dopo essersela fatta tutta a piedi giá una volta. E` di Bologna e dovreste sentire come pronuncia Ponferrada (qualcosa come “Ponferaaasaaa”), mentre mi racconta di essersi persa piú di un volta, nel buio piú totale, senza libri-guida o mappe ad assisterla. E sí perché le frecce gialle e i cartelli “Camino de Santiago” li trovi solo se ci stai andando a Santiago. In direzione contraria, devi interpretare i segnali dell’andata, che talvolta rimangono nascosti per chi sta tornando indietro.
Marina ha la preparazione fisica di un’atleta. Si é divorata il cammino in una ventina di giorni. Ma una volta a Santiago, é rimasta con la sensazione di non aver vinto nulla. E ha deciso di rifarselo al contrario, quasi fosse una penitenza. Quando poi ha finito per perdersi e
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E nello spazio latteo e abissale della montagna stai passando il confine tra Francia e Spagna, ma tu non lo sai, e certo la nebbia a banchi, che cancella i confini, fa la sua parte di traghettatrice da uno stato a un altro.
Una nebbia cortina, una nebbia sipario, dove spuntano croci di pietra, cavalli, greggi e frecce segnaletiche.
In cammino, impari subito che nei sentieri che fanno paura incontri sempre qualcuno.
Si apre il sipario e ti trovi di fronte a B.O.B. (Beast of Burden) e sua moglie Janelle. E poi c’e`Aene (Onia in gaelico). Sembra spuntata fuori da qualche leggenda irlandese, e cammina leggera sopra la coltre di nebbia. La vedro’ sparire cosi’, con il suo ritmo implacabile, steppin and steppin’ and steppin’. Lightly and misty.
Si aprono altre cortine e spuntano un uomo in un mantellone cobalto, duro duro come un preludio tedesco. Ha tratti massicci e squadrati, occhiali sapienziali. Davanti a lui la sua bimba svelta come una fuga. Lui e’ un rifugio di pietra che
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By being responsable and acknoledged, I collapsed into a harsh nudity. I felt fine and I wondered why.
Started with nothing i was supposed to take. I’ve left everything i had. No song sketches, no books and writings.
Maybe it’s better to be a pilgrim with no self-defenses. Wishing to write songs about that.
E cosi’ fu. Niente ad accompagnarmi. Neanche una playlist sputata sull’i-phone. Infatti inaugurero’ prestissimo una playlist immaginaria.
Comunque avro’ con me solo quello che la mia memoria sara´ capace di ricordare. Ed e’ questo il punto, qui in cammino: la memoria. Qui non puoi fregarla. Sei a stretto contatto col tuo passato, il tuo presente unico e irripetibile, e il tuo desiderio – il modo migliore di pensare al futuro.
Feeling, thinking, willing.
E ora che sto scrivendo da Pamplona, mentre impazzano le fanfare di San Firmin, la memoria torna a Roncisvalle. I pellegrini stanno nel complesso dell’Abbazia medioevale (le mura piu`antiche sono del 1130). Siamo nel
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Ed eccomi arrivato con l’ultimo treno, all’ultimo istante, nell’ultima misericordia di luce: troppo afflato, troppo afflato! Sì lo so ma nel linguaggio poi si finisce sempre a cercare le figure della Devozione, perchè forse non ci rimane nient’altro. Comunque arrivo quasi al buio a Saint Jean Pied de Port, come una mucca mica poi troppo bianca, in una notte hegeliana.
Io, che sono l’equazione vivente del “mal di partire”, non avevo ancora visto niente riguardo alle insostenibili inezie dell’inizio. Quello stato di ansia e inadeguatezza che produce una massa enorme di cazzate, che a loro volta producono effetti incalcolabili.
Comunque, partenza rocambolesca stile sveglia che non suona e tu ti svegli da solo mezz’ora prima che il treno parta: è andata proprio così, con il treno aggrappato per miracolo.
Ora mi cacciano dall’unico posto free wi-fi. Il report continua presto. Saluti da Roncisvalle!
Non so in quale simbolismo numerico possa rientrare il numero 9. Non so in quale simbolismo calendariale il 9 di Luglio. In ogni caso, lunedì si parte, zaino e chitarrina in spalle. Lei- la chitarra – merita un piccolo approfondimento. Gentilmente concessa dal leggendario Merula, è piccola piccola e buona per essere appesa allo zaino. In più ho pensato di personalizzarla. Una specie di fuori serie, che dovrà servire solo per “from orlando to santiago” (siete curiosi?).
Ebbene, ci siamo e oltre alla chitarra, lo zaino, i piedi, le gambe e il fiato, sto preparando e sperimentando tutta la strumentazione tecnica con lo staff tecnico che mi segue come “un povero selvaggio” da educare al 2.0.
Per ora siamo alla “pascalina”.
Tenetevi forte, teniamoci forte e non dimentichiamo il biglietto del treno!
2 comentarios
Si ya eres mecenas, Inicia sesión para comentar.
Orlando Manfredi
Autor/a
Puoi fare il download gratuito di due brani dell'album precedente sul sito www.fromorlandotosantiago.com
Altrimenti su bandcamp - http://duemanosinistra.bandcamp.com - puoi ascoltare l'intero cd 'intimo rock'.
Le nuove tracce invece verranno composte durante il Cammino e saranno anche frutto del buon andamento della campagna su Verkami... ;)
beppedg
Si può già sentire un brano in anteprima?